È tempo di riprendere a viaggiare per l’architetto D., una nuova commissione lo porta sull’isola di Procida ed è per lui il momento di raccogliere le idee e le emozioni per questa nuova sfida. Prima della partenza si reca in Enoteca Letteraria.
Sophià CONSIGLIA
Il maitre bibliotecaire Sophià percepisce lo stato d’animo del ragazzo e consiglia:
L’isola di Arturo (prima ed. 1957 – Einaudi), romanzo di Elsa Morante vincitore del Premio Strega nel 1957.
L’isola non è più soltanto un luogo fisico, che resiste alle voluttà del mare, alle sue tempeste ai colori e agli odori che migrano e stazionano tra le rocce e la sua macchia boschiva, ma è anche un luogo dell’anima baluardo di amori, desideri, dissapori e delusioni. È un punto di inizio e di partenza, come un porto nel mare aperto della vita, incontaminata ed inesplorata.
Arturo ricorda la sua vita, la ripercorre meticolosamente senza trascurare i momenti che hanno condizionato la sua esistenza, rapporti profondi con i familiari che scendono nel vivo delle passioni tra parole proferite e altre taciute, rimorsi e rancori che riaffiorano, che si ripetono.
È un’opera che esprime desiderio per il cambiamento e una ricerca incessante per quelle verità spirituali a cui ciascuno brama. Un mondo quasi fiabesco colmo di suggestioni, dipinto con l’arte di un’autrice iper-realista, come a conferire alla storia un tocco di giocosità, un delizioso tranello stilistico che soltanto Elsa Morante poteva donarci.
Dialoghi incisivi e rapidi, accurata descrizione dei luoghi e dei paesaggi, nessuna trascuratezza, regna l’introspezione.
Lettura armoniosa, setosa.
Libro bussola nel panorama della letteratura Italiana, e quindi mondiale, da leggere subito senza aspettare l’estate.
“Prendo questo allora”
“Abbiniamo un vino?”
“Sì, grazie”
“Le mando il nostro sommelier letterarie DocG”
DocG CONSIGLIA
Petit Verdot di Ducato Grazioli 2021.
Del Petit verdot si sa che è nato in Francia nella zona del Medoc, impiegato nell’assemblaggio del Bordeaux, dove tuttavia è sempre più raro e meno diffuso. Ma è in Italia centro meridionale dove trova la sua perfetta collocazione, il rifugio, la sua rinascita. In altre parole la sua “isola”. Ed è merito del duca Giulio Grazioli, nobile romano, e dell’enologo Filippo Baccalaro che nelle tenute dell’agro Romano hanno riscoperto il valore e il potenziale ancora inespresso di questo vitigno. Proprio dalla loro passione e capacità nasce il vino di oggi.
L’uva raccolta manualmente viene vinificata in purezza ed affinata 4 mesi in botti di rovere. Il colore è di un rosso intenso, il naso rivela la sua eleganza con i suoi frutti di bosco, confettura e note speziate. In bocca si dimostra equilibrato, bilanciando morbidezza e tannini dal sapore intenso e persistente.
A buon conto uno dei migliori rossi italiani.
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